1698 - LA MACCHINA DI SAVERY
Per quanto efficace, la pompa di von Guericke era pur sempre azionata manualmente. Un esempio interessante è la Macchina di Savery, brevettata nel 1698, che veniva utilizzata proprio per estrarre l'acqua dalle miniere. Si tratta di uno dei primi esempi moderni di Macchina a Vapore (azionata dal vapore acqueo). Il funzionamento della Macchina di Savery è piuttosto semplice:
1.Un recipiente chiuso può essere collegato
a una caldaia, ovvero a un serbatoio d'acqua che può essere scaldata fino ad
ebollizione, e a un condotto in cui fluisce l'acqua aspirata dal fondo della
miniera.
2.Viene immessa un po' d'acqua nel
recipiente e, dopo averlo chiuso, si collega con la caldaia.
3.Dalla caldaia proviene vapore acqueo, che
aumenta la pressione all'interno del recipiente. La pressione interna
diventa così alta che l'acqua viene espulsa attraverso un'apposita valvola. Se
lo trovate difficile da accettare potete riprodurre una situazione simile con
un brick di succo di frutta. Se continuate a soffiare attraverso la cannuccia
noterete che il succo tenderà ad uscire spontaneamente.
4.Il
cilindro viene quindi separato dalla caldaia e collegato al condotto per
l'aspirazione. Il vapore acqueo al suo interno viene fatto raffreddare fino
alla condensazione. La conseguenza è che la pressione all'interno del
recipiente (che prima era causata proprio dal vapore acqueo) cala
bruscamente.
5.Spinta
dalla pressione atmosferica, l'acqua della miniera è costretta a risalire il
condotto e ad entrare nel recipiente fino a quando la pressione interna e
quella atmosferica non saranno uguali. A questo punto è sufficiente svuotare il
recipiente e ripetere il procedimento.
Non
serve un genio per capire che la Macchina di Savery era
davvero poco efficiente. Raffreddare e riscaldare continuamente il
recipiente comportava un enorme dispendio energetico, senza contare il rischio
di esplosioni dovute alle alte pressioni in gioco !
1690 - LA PENTOLA DI PAPIN
La prima rudimentale macchina a vapore fu inventata nel 1690 dal francese Denis Papin e fu usata per pompare l'acqua. La "pentola di Papin" era poco più di una curiosità, e il lavoro effettivo era eseguito dall'aria più che dalla pressione del vapore. Era costituita da un unico cilindro che svolgeva anche la funzione della caldaia: nella parte inferiore si immetteva una piccola quantità di acqua che veniva riscaldata fino a produrre una parziale evaporazione; la pressione del vapore prodotto sollevava uno stantuffo che scorreva nel cilindro; infine, quando la fonte di calore veniva rimossa, il vapore condensava e lo stantuffo, non più sostenuto dalla pressione sottostante, veniva spinto verso il basso dal proprio peso e dalla pressione atmosferica.
1705 - LA MACCHINA DI NEWCOMEN
Più efficiente era il cosiddetto motore atmosferico, inventato nel 1705 dal britannico Thomas Newcomen e costituito da un cilindro verticale con uno stantuffo dotato di un contrappeso. Il vapore immesso a bassa pressione dal fondo del cilindro spingeva verso l'alto lo stantuffo, alleggerito dal contrappeso. Quando lo stantuffo raggiungeva la sommità del cilindro si apriva automaticamente una valvola e all'interno del cilindro veniva spruzzato un getto d'acqua fredda: l'abbassamento di temperatura faceva condensare il vapore e la pressione atmosferica spingeva in basso lo stantuffo. Il braccio, basculante su un perno fisso, collegava lo stelo dello stantuffo con il contrappeso e si prolungava con una barra che, alzandosi e abbassandosi secondo il movimento dello stantuffo, azionava una pompa. Pur essendo poco efficiente, il motore di Newcomen si rivelò abbastanza pratico e venne largamente usato per pompare l'acqua fuori dalle miniere di carbone.
La
macchina di Newcomen, sostanzialmente la prima applicazione del vapore ad un
processo industriale, è una pompa a pistone azionata da un motore a vapore a
condensazione interna. Costituita sostanzialmente da una pompa a pistone,
azionata da un motore a vapore a condensazione interna, essa fu protagonista
della prima rivoluzione industriale, in quanto primo esempio di applicazione
dell'energia trasmissibile con il vapore, ovvero della trasformazione
di energia chimica (data dalla ossidazione combustiva del carbonio
con ossigeno) in energia meccanica.
1782-LA MACCHINA DI WATT
A
causa della loro scarsa efficienza, i primi dispositivi azionati dal vapore
ebbero scarso successo. Si dovette aspettare il 1782 - quasi ottant'anni dopo -
per la Macchina a Vapore che avrebbe cambiato la storia. James
Watt, un ingegnere inglese, si chiedeva come si potesse aggirare il
problema dei continui cicli di riscaldamento-raffreddamento dei recipienti
delle Macchine a Vapore di Savery e Newcomen. In effetti era proprio a questi
cicli che si doveva la scarsa efficienza dei congegni inventati fino ad
allora. Ricordiamo però che il raffreddamento del recipiente serviva solamente
a far condensare il vapore al suo interno. Watt osservò che non vi era alcuna necessità di far condensare il vapore
nello stesso recipiente in cui veniva scaldato. Costruì quindi una macchina che
comprendeva due camere collegate fra loro: una destinata a formare il vapore
acqueo portando l'acqua ad ebollizione e una seconda destinata alla
condensazione di quest'ultimo. In questo modo la camera di ebollizione poteva
rimanere calda, mentre non vi era più alcuna necessità di scaldare la camera di
condensazione!
COME FUNZIONA LA MACCHINA DI WATT
Nel
1782, Watt trasformò la sua macchina in una a doppio effetto. Nelle macchine a
vapore a doppio effetto, è stata eliminata la corsa passiva, essendo il pistone
spinto in entrambe le direzioni.
A
parità di cilindrata, quindi, si ottiene doppia potenza. Per risparmiare
ulteriore carbone il vapore poteva essere immesso solo per una frazione della
corsa del pistone.
La
macchina a doppio effetto è più complicata, ma indispensabile per lo sviluppo
delle ferrovie che avevano bisogno di motori potenti, leggeri e poco
ingombranti. Nel 1787, per rendere costante la velocità delle macchine, Watt
adottò il regolatore centrifugo (già usato in precedenza nei mulini a
vento), che adesso porta il suo nome.
1800 - MACCHINA A VAPORE A DOPPIO EFFETTO
La
macchina a vapore, motore della rivoluzione industriale e base del progresso
tecnologico moderno utilizza energia termica per produrre lavoro meccanico. Il
ciclo di una macchina a doppio effetto ha inizio con il passaggio dell’acqua da
un serbatoio in una serpentina nella quale viene riscaldata. Il vapore generato
passa per una rete di tubature ed entra nel cilindro attraverso il tubo di
immissione del vapore. Nel cilindro spinge lo stantuffo da un estremo
all’altro, a questo punto il meccanismo di distribuzione cambia di posizione e
perciò il vapore d’acqua dilatato viene scaricato mentre il nuovo vapore
proveniente dalla caldaia spinge lo stantuffo in senso contrario. La continuità
di questo ciclo è favorita dall’inerzia di un volano. Il movimento lineare
dello stantuffo nel cilindro si trasforma in questa maniera in un movimento
circolare adatto alla propulsione di mezzi di trasporto come i treni a vapore.
1804 - LA LOCOMOTIVA DI TREVITHICK
Il
successivo importante sviluppo della macchina a vapore fu l'introduzione dei
motori senza condensatore, il cui principio era stato intuito ma non realizzato
da Watt. All'inizio del XIX secolo il britannico Richard Trevithick e lo
statunitense Oliver Evans concepirono ottimi motori senza condensatore che
impiegavano vapore ad alta pressione. Trevithick utilizzò questo tipo di
macchina per azionare la prima locomotiva della storia.
1830 - LA MACCHINA A TRIPLICE ESPANSIONE
A partire dalla seconda metà del 1800 la
quasi totalità dei motori a vapore ha utilizzato due, tre e anche quattro
cilindri in serie nei motori a doppia espansione e tripla espansione, (vedi
immagine); i diversi stadi lavorano con pressioni di vapore decrescenti in modo
da sfruttare meglio la pressione degli scarichi degli stadi precedenti, che
contengono ancora una certa potenza. In particolare, la soluzione a tripla
espansione fu quella universalmente adottata da tutte le navi della seconda
metà dell'800 e dei primi anni del '900.
Nessun commento:
Posta un commento